Oggi è una giornata di ripresa (o inizio di una forma di ripresa) per molti, è una giornata in cui ci si riaffaccia, solo timidamente, oltre la porta di casa, per altri.

Stranamente però, dopo tanti giorni apparentemente tutti uguali, in cui la mente è stata incessantemente attiva nella ricerca di nuovi stimoli e di nuove motivazioni, in attesa della famosa data della “ripresa”, proprio adesso, emerge quasi un senso di smarrimento, di inadeguatezza, di paradossale chiusura verso il mondo esterno, quasi un senso di colpa nel provare, segretamente, questa inopportuna vertigine.

Alcuni interrogativi iniziano a prendere forma: “come si fa a rimanere in equilibrio senza una strada tracciata, senza punti di riferimento stabili e costanti? Come si fa a guardare con nitidezza il fondo di uno specchio d’acqua costantemente increspato dalle onde?

Ripartire non significa solo sfogare l’energia compressa da settimane, che certo è una cosa importante dopo il lockdown, ma non può limitarsi solo a questo.

Ripartire significa riappropriarsi di un contatto profondo con noi stessi che, a dispetto dell’immobilità forzata vissuta in questo periodo, non è detto che sia aumentato, anzi: molti possono (per un tipico meccanismo di difesa psicologico) aver ecceduto nel lavoro mentale, allontanandosi ancora di più da se stessi e dalle proprie sensazioni, per evitare di sentirle.

Occorre quindi imparare a “sollevare il coperchio”, cioè a sprigionare ciò che finora è rimasto inespresso: paura, dolore, rabbia, frustrazione, incertezza del futuro e prendere confidenza con queste emozioni, al fine di poter ricostruire un nuovo e più profondo rapporto con la nostra interiorità, con gli altri e con la vita stessa.

Lavorare per il nostro equilibrio e per il nostro benessere psicologico è quanto di più salutare possiamo pensare di pianificare per l’immediato futuro.

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